Il denaro è una cosa seria perché determina nostre le condizioni di vita ma è anche un gioco, un grande gioco collettivo che ognuno gioca a modo suo.
Il rischio è di pensare al nostro modo di relazionarci ai soldi come l’unico possibile: per un effetto di prospettiva – fatta di convinzioni, storie familiari autostima ecc, l’uno modo che ci è concesso.
In particolare la nostra rappresentazione dell’archetipo paterno e l’interiorizzazione del rapporto (presente o assente che sia stato) determina il nostro rapporto primario con i soldi, ma non lo fa in modo deterministico. Al contrario è una manopola che possiamo usare per modulare le nostre scelte.
In mezzo ci sono emozioni, credenze e fedeltà e ribellioni famigliari.
La relazione con i soldi è una questione di distanza e vicinanza: troppa distanza ci rende poveri, troppa vicinanza ci rende schiavi
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